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Barcellona la città delle meraviglie

NOTA DELL'AUTRICE:

Ho voluto iniziare il mio volume su Barcellona con una serie di donne catalane, ben riconoscibili dal collo a ciambella che portano sopra i loro cappotti.

Quanto all’architettura di Gaudi, che è stato, a mio avviso stralodato, a me è sembrata piuttosto “bizzarra e fantasiosa” come l’ha definita un critico d’Arte, eppure a me, appassionata amante del liberty (v. ad es. gli edifici ed interni di Torino) e del modernismo, è apparsa piuttosto “giocosa”, tanto che volevo intitolare il mio libro “Barcellona-la Città dei balocchi”. A questo proposito, quando vidi “La Sagrada famiglia”, mi venne subito alla mente di quando, da piccolina, mi piaceva molto scavare buche nella sabbia e come, con la sabbia bagnata, fare delle torrette a mo’ di guiglia: ebbene, con vero rammarico per chi esalta Gaudi – ed è l’unanimità - , le guiglie de “La Sagrada famiglia mi riportarono all’istante molto indietro nel tempo della mia infanzia.

Sono rimasta estasiata, invece, dal Palau de la Musica catalana, progettato ai primi del ‘900 da Luis Domènech i Montaner e da altri restaurato ed ampliato ed infine acclamato dall’U.N.E.S.C.O. patrimonio mondiale dell’umanità.

Ho ivi scattato migliaia di foto, sono rimasta entusiasta del famoso lampadario, dell’architettura, dei fregi, della lunga sequela di suonatrici di tutti i vari e possibili strumenti e di tutta l’atmosfera surreale e floreale che mi circondava, tanto che sono arrivata perfino a fotografare le belle poltrone in velluto rosso scuro (!?).

Ho fotografato Barcellona in lungo e in largo.

Il porto vecchio, ad es., l’ho fotografato di giorno e di notte, tanto io mi sento attratta ed affascinata dall’acqua e da ciò che la circonda.

Poi, com’è nel mio carattere e nel mio stile, mi sono attardata nei due mercati principali, dapprima quello de “La conception”, dove però arrivai troppo presto la mattina, poi quello della “bouquieria” che mi ha soddisfatta appieno.

Quindi i bar, un’altra mia passione fotografica, ove la luce non è cruda come nelle strade, ma soffusa e dolce.

Ho voluto terminare il mio volume con una foto del Barrrio gotico.

Arrivederci a presto.

Maria Pia Severi

BRANO A CURA DI ELENA GOLLINI:

Il mondo da cui attinge Maria Pia Severi è pieno di spunti onirici, fantastici, surreali. Ricordi e appunti di viaggi e incursioni itineranti in luoghi e contesti che l’affascinano e la colpiscono, diventano la fonte ispiratrice per raccontare e descrivere squarci di vita immortalati dall’obiettivo e personalizzati attraverso il suo intuito innato di professionista della fotografia d’autore. Silhouettes femminili si alternano e si accompagnano a visioni di architettura paesaggistica e urbana. Le città e i soggetti vengono volutamente proposti con contorni sfuocati e rievocati in una cornice speciale di evanescenza e non nitidezza dell’immagine. Le rievocazioni sono avvolte da un’atmosfera di vibrante movimento dinamico, che appare in costante e continuo divenire trasformativo, una “patina virtuale” che le colloca dentro una dimensione in bilico tra reale e irreale, sogno e realtà, apparenza ed essenza. Questo “panta rei” fotografico è sorretto da una lettura interpretativa di eterogenea versatilità, che stimola lo spettatore alla partecipazione attiva e interattiva con le rappresentazioni. Assemblaggi fotografici non intenzionalmente codificati secondo i canoni più tradizionali, ma intenzionalmente inseriti all’interno di un “collage compositivo” speciale, costruito dalla e sulla memoria dei ricordi e rielaborato con una formula estremamente interessante e intrigante, composta da un linguaggio sui generis da decifrare e decodificare in modo soggettivo.

I soggetti femminili, protagonisti indiscussi, sono catturati dal gesto spontaneo e istintuale dell’artista, dallo scatto repentino del clic e scorrono davanti agli occhi dell’osservatore, componendo una sedimentazione e un’aggregazione sociale multiforme e variegata, che induce a riflettere sulle sedimentazione e stratificazione dei sentimenti e dei valori sottesi, che stanno alla base del loro modo di vivere e della loro condizione esistenziale. Le foto nel loro insieme strutturale presentano equilibrio armonico e unità compositiva d’illustrazione, bilanciano proporzione tra innovazione e tradizione, solida uniformità di intrecci cromatici, che vengono posti in risalto senza però mai ridondare in eccessi, senza creare forzature sofisticate, ma allineandoli all’omogeneità del ciclo narrativo globale, per esaltarne al meglio la potenza e l’energia emozionale sprigionata.

L’arte fotografica della Severi è rappresentativa di un anfratto intimo del proprio sé, del proprio ego introspettivo, frutto della spiccata sensibilità di una donna moderna e artista a tutto tondo, che vuole raccontare e condividere con il fruitore le sue esperienze e i ricordi di vita canalizzati dentro l’obiettivo. Ciascuno vi può trovare importanti e arricchenti punti di contatto, di confronto, di dialogo, di comunicazione e interpretazione aperta. Il suo scatto d’autore è manifestazione concreta e tangibile di un “angolo intimo” che viene impresso nelle immagini immortalate ed è sinonimo di rivendicazione di libertà di pensiero, di espressione spontanea e incondizionata, di azione non premeditata e svincolata da barriere e freni inibitori e scorre e si snoda attraverso un misterioso e avventuroso viaggio di scoperta, fantasioso e immaginario, nel quale convogliare e coinvolgere anche lo spettatore.

Elena Gollini - curatrice d'arte e giornalista