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Siena la conchiglia di Venere

NOTA DELL’AUTRICE A “SIENA LA CONCHIGLIA DI VENERE”

Come tutte le strade portano a Roma così, a Siena, tutte le vie portano a Piazza del Campo. Per celebrare questa meravigliosa Piazza, famosa in tutto il mondo per il suo Palio – una corsa sfrenata di cavalli montati da fantini e coi nomi delle diverse contrade della Città in una gara serratissima in cui non sono esenti colpi bassi – ho voluto chiamare il mio libro “SIENA LA CONCHIGLIA DI VENERE”.

La Piazza, com’è noto, è fatta a conchiglia ed è mi è subito venuto alla mente il famoso dipinto di Botticelli in cui Venere esce dalle acque poggiata su di una grande conchiglia. Per sottolineare la forma della Piazza mi sono avvalsa vieppiù di una foto tratta da un quadro di Vincenzo Rustici eseguito in un periodo antico, tanto che il dipinto è intitolato “”caccia ai tori in Piazza del campo”. Le contrade sono ben diciassette: i senesi ne parlano volentieri, ma quelle che, personalmente, ho sentito nominare di più sono la contrada dell’Istrice, quella della Civetta e quella della Lupa.

Un particolare curioso: tanti anni fa subito prima del palio veniva somministrata ai cavalli una miscela di caffeina e zuccheri chiamata “beverone”.

La piazza, circondata da bellissimi edifici, annovera, fra le sue grazie anche il Palazzo del Municipio con la famosa Torre del Mangia (ben 106 gradini per salire alla prima terrazza poi chi dice 400 in tutto chi 500: che fatica vedere Siena dall’alto!) e la Cappella di Piazza, unica costruzione tutta in marmo bianco sporgente nella Piazza. Fra le altre meraviglie la Fonte Gaia la cui acqua fa circa una trentina di chilometri, dalle colline dietro a Siena per scendere a tuffarsi nella fonte. Fu chiamata dai senesi con questo nome per la felicità procurata loro dall’avere l’acqua, così ambita, proprio al centro della loro Piazza.

Mi sono permessa di chiamare Siena facendone un tuttuno con la famosa Piazza, ma altre meraviglie riserva il centro storico, dalla Loggia dei Mercanti, a quella dei Papi fino allo splendido Duomo col suo Battistero, tanto che l’U.N.E.S.C.O. ha dichiarato il centro storico di Siena Patrimonio mondiale dell’Umanità.

Avendo come residenza, nei giorni che mi sono fermata a Siena, un albergo piuttosto lontano dal centro, ho avuto modo di parlare con tanti tassisti. Non ci crederete: sono talmente colti sulla storia della loro città, la peste, la guerra fra Guelfi e Ghibellini, ecc. che dopo lo shock procuratomi dal primo, mi sono organizzata per intervistare gli altri, tutti veramente pozzi di scienza! Con loro mi sono anche allontanata un po’ dal centro storico. Ho notato dall’alto bei nuclei di casette, i tetti, il lavatoio ed i colori delle case prospicienti.

Voglio concludere con le donne di Siena. Tanti sorrisi, tanta curiosità attorno alla mia persona, e tanta bellezza o fascino. Grazie a Siena, ai suoi tassisti ed alle sue donne, che sfilano, soprattutto per le vie delle boutique, con aria distaccata, sbeffeggiatrice o interessata a farsi immortalare dal mio obiettivo!

MARIA PIA SEVERI
Sito web: www.mariapiaseveri.it

BRANO A CURA DI ELENA GOLLINI:

Il mondo da cui attinge Maria Pia Severi è pieno di spunti onirici, fantastici, surreali. Ricordi e appunti di viaggi e incursioni itineranti in luoghi e contesti che l’affascinano e la colpiscono, diventano la fonte ispiratrice per raccontare e descrivere squarci di vita immortalati dall’obiettivo e personalizzati attraverso il suo intuito innato di professionista della fotografia d’autore. Silhouettes femminili si alternano e si accompagnano a visioni di architettura paesaggistica e urbana. Le città e i soggetti vengono volutamente proposti con contorni sfuocati e rievocati in una cornice speciale di evanescenza e non nitidezza dell’immagine. Le rievocazioni sono avvolte da un’atmosfera di vibrante movimento dinamico, che appare in costante e continuo divenire trasformativo, una “patina virtuale” che le colloca dentro una dimensione in bilico tra reale e irreale, sogno e realtà, apparenza ed essenza. Questo “panta rei” fotografico è sorretto da una lettura interpretativa di eterogenea versatilità, che stimola lo spettatore alla partecipazione attiva e interattiva con le rappresentazioni. Assemblaggi fotografici non intenzionalmente codificati secondo i canoni più tradizionali, ma intenzionalmente inseriti all’interno di un “collage compositivo” speciale, costruito dalla e sulla memoria dei ricordi e rielaborato con una formula estremamente interessante e intrigante, composta da un linguaggio sui generis da decifrare e decodificare in modo soggettivo.

I soggetti femminili, protagonisti indiscussi, sono catturati dal gesto spontaneo e istintuale dell’artista, dallo scatto repentino del clic e scorrono davanti agli occhi dell’osservatore, componendo una sedimentazione e un’aggregazione sociale multiforme e variegata, che induce a riflettere sulle sedimentazione e stratificazione dei sentimenti e dei valori sottesi, che stanno alla base del loro modo di vivere e della loro condizione esistenziale. Le foto nel loro insieme strutturale presentano equilibrio armonico e unità compositiva d’illustrazione, bilanciano proporzione tra innovazione e tradizione, solida uniformità di intrecci cromatici, che vengono posti in risalto senza però mai ridondare in eccessi, senza creare forzature sofisticate, ma allineandoli all’omogeneità del ciclo narrativo globale, per esaltarne al meglio la potenza e l’energia emozionale sprigionata.

L’arte fotografica della Severi è rappresentativa di un anfratto intimo del proprio sé, del proprio ego introspettivo, frutto della spiccata sensibilità di una donna moderna e artista a tutto tondo, che vuole raccontare e condividere con il fruitore le sue esperienze e i ricordi di vita canalizzati dentro l’obiettivo. Ciascuno vi può trovare importanti e arricchenti punti di contatto, di confronto, di dialogo, di comunicazione e interpretazione aperta. Il suo scatto d’autore è manifestazione concreta e tangibile di un “angolo intimo” che viene impresso nelle immagini immortalate ed è sinonimo di rivendicazione di libertà di pensiero, di espressione spontanea e incondizionata, di azione non premeditata e svincolata da barriere e freni inibitori e scorre e si snoda attraverso un misterioso e avventuroso viaggio di scoperta, fantasioso e immaginario, nel quale convogliare e coinvolgere anche lo spettatore.

Elena Gollini - curatrice d'arte e giornalista

 


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