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Dentro le mura di Verona

PREFAZIONE - Maria Cristina Castellazzi

Pur con sincero ringraziamento a Maria Pia per il gradito incarico di scrivere l'introduzione a questa Sua nuova opera, avverto tuttavia con rammarico che le parole non sono idonee, quasi pesanti al confronto delle leggere, inafferrabili, rarefatte immagini che l'artista ci offre.
Le immagini di questo album lasciano ad ognuno un gioco assolutamente libero di interpretazione, come libera e guidata solo dalla Sua sensibilità è stata la mano dell'artista nel catturare l'essenza di questi luoghi e di questi volti e di accostarli mirabilmente nelle pagine di questo album in un rapporto di colori e movimento. Associazioni inusuali e di esito felicissimo che sintetizzano il vivere della moderna e varia umanità che percorre e anima questo antico luogo entro le sue mura.

Questa è la 'maniera' di Maria Pia Severi nella sua capacità di raccontare l'atmosfera di Verona, fissando con l'obbiettivo il prima-e-il-dopo di un istante. Una fotografia lirica e insieme pittorica. Il suo scatto più che fotografare, disegna un particolare, mentre il movimento, confondendone i contorni geometrici, lo smaterializza e lo moltiplica e procura all'osservatore la sensazione di una vista potenziata di grandi e numerose diversità in un medesimo tempo.
Trista quella vita (ed è pur tale la vita comunemente) che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli soliti di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sensi ricevono la sensazione.
(da: Teoria della doppia visione, G. Leopardi, Lo Zibaldone 1821)

PREFAZIONE - Carmine Siniscalco

Le fotografie – o meglio dovrei dire le opere fotografiche – di Maria Pia Severi creano un andante musicale che ben si addice alle immagini di una città – siano paesaggi o figure – il cui nome automaticamente evoca da un lato Giulietta e Romeo, i due adolescenti destinati dai versi di Shakespeare all'eternità sopravvivendo alle loro spoglie mortali, e dall'altro la magia degli spettacoli realizzati da un Maestro quale Zeffirelli nelle stellate notti dell'Arena di Verona.
Dimenticavo alcuni particolari: Maria Pia è testarda, non incline ad accettare consigli e sfacciatamente egocentrica, sicura di sé anche se non lo appare a prima vista, umanamente generosa, di natura disponibile ed indubbia bontà, razionale come tutte le donne della sua terra ma capace ad un tratto di inattesi voli pindarici, spiazzante e imprevedibile, con un grano inatteso di sincera follia, affabulatrice e fantasiosa, infantilmente affettuosa, permalosa e furba. Ma ingenuamente, con il candore di un'adolescente del passato. È questo che la rende diversa, E ne fa un'artista.

PREFAZIONE - Lorella Pagnucco Salvemini

Andiamo a vedere, allora, la Verona di Maria Pia Severi, quali atmosfere, luci, suoni, profumi, colori restituiscono queste visioni in bilico tra sogno e realtà - sospese, indefinite, sfuggenti, figlie dell'attimo e consegnate alla storia. Quanti segreti in una stanza, dietro un sorriso, in un ancheggiare appena abbozzato di una fanciulla che passa. Quanti misteri e quanta passione. Quanta vita. Piazza Bra, Piazza delle erbe, il Foro romano. La casa di Giulietta, Castelvecchio, la lirica dolcezza dell'Adige, la magia dell'Arena di notte: immagini che ora rivediamo come per la prima volta, guidati
dal taglio insolito di una inquadratura, da un accostamento desueto, da un particolare mai notato prima.
Ma a catturarci non è solo l'accurata attenzione al dettaglio. C'è dell'altro in questi scatti potenti. C'è l'originalità di uno sguardo emozionato che riesce a emozionare. C'è movimento e c'è mutevolezza, c'è il ritmo dell'esistenza, il suo stesso respiro. Ritroviamo l'ineffabilità del momento e la saggezza antica che fa dire a Eraclito panta rei.
Tutto scorre, infatti. Tutto passa e va.
Tutto passa e va, sembra volerci ricordare Maria Pia Severi, fuorché l'arte.

 

 


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